AFRICAN ELEPHANT (1887)

The specimen has been present in the Natural History Museum of the University of Pavia since 1887, the date of entry indicated in the Museum's purchase register (23 December 1887). Nothing is known on the method of preparation nor on the precise origin of the specimen.
African Elephant (Loxodonta africana): restoration carried out in July 2017 for the exhibition in the halls of the new Museum of Natural Sciences "Kosmos" 2019



CONSERVATIVE AND RECONSTRUCTIVE RESTORATION

1. Preparation of the restoration area
2. Assessment of the state of conservation
3. Cleaning interventions
4. Conservative restoration interventions
5. Reconstructive interventions on the skin
6. Reconstructive interventions of the legs
7. Reproduction of artificial tusks
8. Restoration completed


1. PREPARATION OF THE RESTORATION AREA

Al momento dell’analisi, il reperto si presentava all’interno dell’imballaggio con il quale è stato trasportato dalla sede precedente,
avvolto dalle cinghie con le quali era stato sollevato per la movimentazione.



Per consentire l’analisi del reperto si è provveduto prima ad assicurare a due argani le cinghie preposte al sollevamento dell’elefante,
poi alla rimozione dell’imballaggio strato per strato.











2. ASSESSMENT OF THE STATE OF CONSERVATION

Le condizioni di conservazione generale del campione erano pessime; l’elefante era ricoperto da uno spesso strato di polvere accumulatasi in decenni.
L’esemplare si presentava privo delle zanne, precedentemente rimosse per motivi di sicurezza. Gli occhi in vetro erano entrambi presenti
e in buone condizioni, tuttavia lo stucco che costituisce le palpebre era crepato o rotto e mancante in più punti.





La pelle si presentava estremamente disidratata e rovinata, in diversi punti del corpo si riscontrava la mancanza dell’epidermide con esposizione
dello strato dermico sottostante.





Erano presenti anche diverse lacerazioni profonde della pelle, che lasciavano esposta l’imbottitura interna.



Il movimento della pelle causato dalle variazioni di umidità e temperatura alle quali il reperto è stato esposto ha provocato la rottura dello spago
nella quasi totalità dei punti di sutura, con la conseguente esposizione dell’imbottitura interna e del manichino.







I danni più rilevanti erano localizzati a livello della parte distale degli arti, in questi punti sono presenti profonde lacerazioni che in alcuni casi
hanno comportato la rottura o il distacco di significative porzioni di pelle e/o delle unghie.



3. CLEANING INTERVENTIONS

Rimozione dello spesso strato di polvere per mezzo di un getto controllato di aria compressa, calibrato appositamente in base alla delicatezza
delle diverse aree anatomiche da ripulire.



Lavaggio della pelle con detergente neutro e asciugatura istantanea tramite aria compressa a getto controllato e tamponamento della superficie.





4. CONSERVATIVE RESTORATION INTERVENTIONS

In questo caso si è ripristinata la cucitura passando del filo simile a quello originale attraverso i fori originali ancora presenti e avvicinando
i lembi della pelle.





Si è provveduto al corretto riposizionamento dell'imbottitura fuoriuscita, compensandone quando necessario l'assenza con dell’ovatta e/o inserendo
un tessuto traforato al fine di sostenere l’imbottitura e per favorire la successiva cucitura della pelle.





Infine, dopo il consolidamento e fissaggio della pelle, è stato stuccato il tutto con un leggero strato di pasta cellulosica per consentire
la ricostruzione estetica delle pieghe della pelle.




Azioni di consolidamento delle porzioni mobili o quasi staccate dell’epidermide, mediante colle reversibili a base acquosa, applicate per mezzo
di pennelli o tramite iniezioni.





In alcune occasioni preventivamente si è dovuto ammorbidire la zona interessata mediante l’inserimento di cotone imbibito d’acqua.





5. RECONSTRUCTIVE INTERVENTIONS ON THE SKIN

La ricostruzione del tessuto epiteliale è stata fatta utilizzando diverse paste con proprietà adesive che presentano tempi di indurimento
congrui alla lavorazione manuale per riprodurre le caratteristiche rughe dell’epidermide.


















Si è proceduto a una colorazione delle stuccature con colori acrilici e pigmenti a base di ossidi miscelati in acqua, attenuando le variazioni di colore
che caratterizzavano ormai la pelle dell’elefante portandolo così a poter svolgere anche una funzione ostensiva e divulgativa pur mantenendo
un’importanza storico-scientifica.









6. RECONSTRUCTIVE INTERVENTIONS OF THE LEGS

Prima di procedere al restauro degli arti, sono state fissate sotto le zampe quattro piastre d’acciaio dotate di cuscinetti a sfere, permettendo un appoggio
stabile e la possibilità di effettuare la movimentazione del reperto riducendo al minimo le vibrazioni.





La stessa procedura utilizzata per le cuciture è stata usata per la ricostruzione delle zampe. Inizialmente è stata riposizionata l’imbottitura
e consolidata con colle, questo a permesso di avere un supporto sufficiente per fissare le parti staccate (unghie) e procedere con la fase ricostruttiva
delle parti mancanti.













7. REPRODUCTION OF ARTIFICIAL TUSKS

Fra le azioni di ricostruzione è inclusa la realizzazione di una copia delle zanne e il loro collocamento al posto delle originali affinché l’esemplare
potesse acquisire l’aspetto conforme all’originaria preparazione.



Le zanne originali dopo la pulizia.



Le repliche sono state realizzate con resine e schiume poliuretaniche rigide ad alta densità mediante stampo degli originali e successivamente
colorate con colori alchidici.





Copia e originali delle zanne.









8. RESTORATION COMPLETED

Prima e dopo il restauro.