SHANTI - The Elefant of Napoleon (1812)

Restauro Conservativo di un esemplare di Elefante indiano (Elephas maximus) del Museo di Storia Naturale dell’Universita’ di Pavia (realizzazione 2018).

L’elefante fu donato nel 1772 dall’ultimo governatore francese di Chandannagar al re Luigi XV, per la Ménagerie di Versailles. Qui rimase per nove anni, fino alla sua morte, quando fu portato al Jardin du Roi a Parigi e sezionato da Jean-Claude Mertrud e Daubenton le Jeune. Per volontà di Napoleone Bonaparte nel 1804 la pelle di elefante arrivò all’università di Pavia, dove nel 1812 il preparatore del Museo di Storia Naturale Vincenzo Rosa realizzò il reperto montato. “L’elefantessa di Napoleone” è probabilmente il terzo più antico esemplare tassidermizzato di Elephas maximus conservato in un museo.





STATO DI CONSERVAZIONE DEL REPERTO

Lo stato di conservazione in cui versava l’esemplare era particolarmente grave; sotto lo spesso strato di polvere accumulatasi nei decenni, si poteva
osservare un’epidermide molto secca, rovinata, assente in diverse parti del corpo e con numerose lacerazioni. Erano evidenti interventi precedenti di
restauro con grandi stuccature in cemento, in particolare sul fianco sinistro. La zanna destra era assente.





Tutte le cuciture nell’interno delle zampe erano lacerate e molto evidente era la rottura della cucitura ventrale, che ha comportato il distaccamento
della pelle del ventre dal manichino interno.







Le porzioni di pelle mancanti erano sia a livello superficiale sia a livello del derma e in altre aree lo strato cutaneo era sollevato dal derma sottostante.






INTERVENTI DI RESTAURO

Rimozione dello strato di polvere e dello sporco accumulato per mezzo di un getto controllato di aria compressa, calibrato appositamente in base alla
delicatezza delle diverse aree anatomiche da ripulire.





Azioni di consolidamento in quelle aree in cui lembi di pelle erano quasi completamente staccati o comunque mobili. Prima di tutto si è ammorbidita
la zona interessata per poi applicare colla vinilica a diverse diluizioni.



Al fine di poter procedere alla ricostruzione il più fedele possibile del tessuto epiteliale, sono stati realizzati calchi siliconici in diverse parti del corpo,
che avevano mostrato buone caratteristiche come qualità della texture, robustezza e adesione al corpo sottostante.



Gli stampi così ottenuti sono stati utilizzati per imprimere il disegno originale della pelle riferibile ai diversi settori del corpo.



La ricostruzione del tessuto epiteliale è stata fatta utilizzando paste cementizie miscelate che sviluppano proprietà adesive e presentano tempi di
indurimento adatti alla lavorazione manuale, quale la scolpitura del tipico corrugamento dell’epidermide.



Esempio di ricostruzione dell'epidermide.







Esempi di intervento ricostruttivo: prima e dopo il restauro.





È stato realizzato un modello della zanna destra ricavando in loco lo stampo della zanna sinistra, senza rimuoverla o alterarla in alcun modo. Lo stampo
del dente è stato poi deformato secondo la curvatura da riprodurre (destra), ed è stata realizzata una replica con schiume in resina poliuretanica,
colorata infine con colori alchidici.



Esemplare dopo il restauro.